LUCCA. Dal panorama delineato presso i CdA dislocati nella Diocesi di Lucca nel 2012 emerge una elevata situazione di sofferenza riconducibile alla condizione di deprivazione materiale che, alla luce del procrastinarsi della crisi economica, continua a rimanere molto marcata. In questo senso si assiste ad un rafforzamento delle principali tendenze già in atto sul territorio negli anni passati. Nell’ultimo anno i soggetti ascoltati sono stati 1469, vale a dire 201 in più rispetto al 2011.

Una delle maggiori trasformazioni nelle caratteristiche delle persone accolte ai CdA negli ultimi anni, in particolar modo a partire dal 2009, è rappresentata dalla distribuzione per genere dei richiedenti. La prevalenza femminile si è andata progressivamente riducendo. Ad oggi la componente maschile ha raggiunto il 40,23%. All’interno di quest’ultima l’aumento più consistente si è registrato tra i cittadini italiani.

Tale cambiamento è rilevante in quanto può essere interpretato come indicatore di alcune importanti trasformazioni intervenute nelle motivazioni che spingono le persone a rivolgersi ai CdA e nelle manifestazioni della condizione di malessere.

Anche nel 2012 continua a ripetersi il fenomeno del ritorno ai servizi di una parte consistente di persone incontrate negli anni passati. Molti dei soggetti ascoltati sono conosciuti dagli operatori dei CdA da molto tempo (796, pari al 54,1%), mentre le persone incontrate per la prima volta sono state 673. Tale informazione è indicativa della difficoltà incontrata dalle persone nello smarcarsi dalla povertà una volta che questa abbia attanagliato il nucleo familiare.

Per quanto riguarda l’età delle persone accolte, più del 55% dei soggetti ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Il dato conferma il quadro di forte difficoltà degli individui e dei nuclei familiari i cui membri si collocano in questa fascia d’età. Le famiglie interessate dal fenomeno sono prevalentemente composte da persone coniugate, spesso con figli minori, sia italiane sia straniere, che non riescono a far quadrare i bilanci familiari.

Il 67,37% delle persone italiane e il 77,05% di quelle straniere ha almeno un figlio. A questo proposito si registra un aumento nella componete straniera (+ 3,03%). Il 27,16% dei soggetti accolti ha un figlio, mentre il 39,69% ha due o tre fogli. Cresce anche la sofferenza delle famiglie numerose con al loro interno quattro o più figli.

Solitamente le donne che si presentano ai CdA in cerca di aiuto hanno un’età inferiore a quella degli uomini, il 54,9% ha meno di 44 anni. Il 30% dei maschi invece si concentra nella fascia d’età che va dai 45 ai 54 anni. In generale l’età media degli italiani è piuttosto elevata 48,8 anni mentre quella degli stranieri è considerevolmente inferiore: 41,2%, con il 25% della popolazione che ha un’età inferiore ai 33 anni.

Dalla lettura dei dati emergono anche crescenti forme di vulnerabilità legata al progressivo sgretolamento delle reti di relazioni informali composte da amici e parenti. Queste ultime infatti appaiono sempre più in difficoltà nella formulazione di rispondere adeguate al crescente numero di richieste di aiuto da parte dei familiari e al prolungarsi della condizione di bisogno degli stessi.

Particolarmente esposte al rischio di povertà appaiono le persone che sperimentano una frattura familiare. La separazione e il divorzio infatti comportano necessariamente il venir meno di economie di scala fondamentali e conducono quindi ad un aumento delle spese. A soffrire di più, come negli anni passati, sono le donne, sopratutto se con figli. Esse, infatti, presentano maggiori fragilità in una pluralità di ambiti, primo tra i quali quello lavorativo. Ciò nonostante anche tra i maschi le separazione costituisce un elemento di maggiore criticità rispetto al passato.

Nonostante l’incremento delle persone di cittadinanza italiana, la popolazione straniera continua a rappresentare una fascia molto importante di persone che si rivolgono ai CdA della Diocesi. Nel 2012 i cittadini di nazionalità straniera accolti sono stati 902, registrando 109 accessi in più rispetto al 2011.

Il 53,57% degli stranieri proviene da un paese appartenente alla Comunità Europea. La distribuzione delle persone accolte in base all’area geografica di provenienza mostra una situazione nel complesso stabile rispetto al 2011.

La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella marocchina (21,17%) seguita da quella Romena (12,56%) che però ha subito una riduzione rispetto allo scorso anno: – 3,42%.

Le persone accolte di cittadinanza straniera hanno un’età mediamente più bassa rispetto ai soggetti di nazionalità italiana. Il 28,82% dei cittadini stranieri ha un’età inferiore a 34 anni; il 60,08% invece si colloca sotto i 40 anni.

Anche per il 2012 appare elevata la presenza di persone che si trovano in Italia da ormai molti anni. Il 27,94% degli stranieri vive nel nostro Paese da più di dieci anni e il 52,33% da più di quattro anni. Tali dati sono, ancora una volta, indicativi del protrarsi di elevati livelli di sofferenza che queste persone incontrano in un momento successivo a quello di arrivo in Italia e appaiono legati in particolar modo alla impossibilità di trovare un’occupazione adeguata alle esigenze proprie e della famiglia. Alla luce delle testimonianze degli operatori dei CdA, anche nel 2012 si è assistito al fenomeno del “ritorno” ai CdA di persone incontrate in passato, ma che successivamente avevano avviato un percorso autonomo di allontanamento dalla situazione di deprivazione.

Le persone accolte durante il 2012 mediamente hanno un titolo di studio basso. Il 73,61% degli uomini e il 60,93% delle donne sono in possesso della licenza media inferiore o di un titolo più basso. Ad essere maggiormente istruite sono le donne rispetto agli uomini. Tra queste ultime le qualifiche più elevate sono detenute dalle straniere.

Particolarmente avvertire sono le difficoltà legate al mercato del lavoro. Si trovano in condizione di disoccupazione il 70,05% dei maschi e il 73,23% delle femmine. Nel 2012 si riscontra anche l’aumento delle richieste di aiuto provenienti da persone che risultano occupate (18,95% degli uomini e 10,82% delle donne). Tale dato rinvia alle problematiche legate alla figura dei working poor, vale a dire di soggetti che sperimentano la condizione di povertà pur disponendo di un lavoro.

Anche la possibilità di accesso all’abitazione continua a costituire una fonte di spesa in grado di incidere in maniera significativa nel bilancio familiare dei soggetti. Il ricorso all’abitazione in affitto interessa il 46,83% delle persone accolte, mentre le persone che possono fare affidamento su una abitazione di proprietà sono una minoranza (8,37%). Il ricorso all’alloggio di edilizia popolare pubblica interessa il 12,05% delle persone accolte.

Nel 2012 è aumentato anche il numero di soggetto che ricorre ad un alloggio di fortuna: 6,81% contro il 4,97% del 2011.

Alla luce del quadro sopra delineato non stupiscono le informazioni relative alle principali problematiche manifestate dalle persone accolte e le richieste di aiuto formulate presso i CdA. La povertà economica è avvertita come la principale causa della situazione di bisogno da una persona su due di sesso maschile e dal 40% delle donne. A questo proposito la connessione con le problematiche riscontrate all’interno del mercato del lavoro appare evidente: il 38,29% delle persone richiedono una forma di sostegno nella ricerca di un’occupazione.

Altre domande di aiuto frequenti riguardano invece la ricerca di una sistemazione abitativa, e problemi di natura socio-sanitaria. Come ogni anno si riscontra anche la presenza di persone che si rivolge ai CdA in cerca di ascolto del proprio vissuto di povertà e disagio sociale.

Le richieste di aiuto più frequenti sono rappresentate dalla fornitura di beni e servizi materiali come viveri (16,77%), vestiario (8,23%), mensa e buoni pasto (8,23%) e prodotti per l’infanzia. La richiesta di sussidi economici, nonostante la condizione di grave deprivazione nella quale vertono buona parte delle persone incontrate, rimane piuttosto contenuta: 12,31% degli italiani e 6,50% degli stranieri.

Anche dall’analisi dei bisogni esplicitamente manifestati dalle persone e dalle richieste di aiuto formulate presso i CdA si riscontra una forte volontà da parte dei soggetti accolti ad attivarsi per la costruzione di percorsi di fuoriuscita dalla povertà in grado di consolidarsi nel tempo all’insegna della riconquista di margini di autonomia crescenti.

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